Il Narciso di Freud inevitabilemente, nelle sue parole, assume una connotazione negativa: la peggiore di tutte le nevrosi, quella per la quale non potendosi aprire verso l'altro ci impedisce di amare l'altro da noi. Cosa ci comunica invece il Narciso di Caravaggio, una diversa interpretazione del mito realizzata attraverso un media ovviamente completamente diverso dalla scrittura psicoanalitica di Freud, il quadro?
E' evidente che qui non troviamo aut aut di sorta, ma il mito stesso, che non e ne' buono ne' cattivo, ma che invece, prima di tutto, ci attanaglia a se per la sua “bellezza” ipnotica. Una bellezza, che, se fosse una bellezza fine a se stessa ci stancherebbe dopo pochi minuti di osservazione, ma che invece in questo quadro scava in profondita', produce un circolo di senso dal quale e' difficile uscirne illesi. Alcuni aspetti di quest'opera mi sembra possano essere rilevanti in questa discussione.
Narciso si specchia in quella che dovrebbe essere una pozza d'acqua,la quale pero', oltre a riflettere, non ha nessuna caratteristica per essere definita tale, la sua superfice non deforma l'immagine della figura che vi si specchia, non sono presenti increspature di sorta che altri pittori avrebbero usato per simulare il liquido. Quello che risulta e' uno sdoppiamento di Narciso: I due Narcisi sono identici, uno e' solamente piu' scuro dell'altro. Se poi pensiamo anche al particolare metodo di lavoro di Caravaggio, il quale sembra che facesse uso di specchi affumicati per trasportare la realta' nel campo delle rappresentazioni pittoriche, potremo concludere che la figura che si specchia nel dipinto possa essere a sua volta il frutto dello specchiarsi di un'altra figura ( il modello reale) nel piano del quadro.
Il ragazzo-narciso, a quadro finito, si sara' visto specchiato nel dipinto nell'atto di specchiarsi in una immagine identica a se' stesso secondo una modalita' che si ripete in modo translato quando anche noi osserviamo il dipinto: ci specchiamo cioe' in una figura in cui ci indentifichiamo nello spazio delle rappresentazioni producendo cosi' un triplicamento dell'ente. Di Fronte a questo quadro ci troviamo di fronte ad almeno tre livelli di rappresentazione paralleli e quasi interscambiabili fra loro. Come si vede il pensiero di una immagine e' molto piu' ambiguo di un testo scritto e ci puo' portare a conclusioni del tutto dissimili intorno allo stesso soggetto: ancora una volta il media impiegato non e' neutrale nel veicolare il messaggio.
Vorrei sottolineare ancora il fatto che il riflesso di Narciso nel quadro di Caravaggio non ' e' deformato dalla superficie dell'acqua, ma ci appare come identico alla figura a tal punto da risultare uno sdoppiamento, e forse, per meglio dire, una sua rappresentazione invece che un riflesso cangiante sulla superficie mobile di uno stagno. Narciso, quando scopre il proprio riflesso, forse non si innamora della propria immagine, ma scopre l'infinita ricchezza possibile di un mondo parallelo, quello delle rapresentazioni e dell'esistenza, in quel mondo di un suo doppio che non riesce ad afferrare compiutamente, ed e' per questo motivo, forse, che Nraciso affoga alla conclusione della narrazione. Fissare quell'immagine sembrerebbe quindi il prossimo passo da compiere per evitare di affogare ancora una volta nelle acque incerte dei riflessi cangianti.
Disegno, pittura, e scultura,sono stati per lungo tempo I mezzi piu' adatti a cui ora si e' affiancatoil 3D digitale (non e' il caso della fotografia invece che riduce la profondita' possibile delle immagini alla loro superficie) . Secondo queste modalita' l'immagine e' si la rappresentazione dell'ente , ma gode anche di una propria indipendenza e soprattutto sprigiona un potere autonomo che sposta il centro dall'uomo verso l'esterno: rende possibile le prime forme di relativizzazione dell'umano nel divino ( idoli, icone etc), che e' si una proiezione dell'umano in un piano parallelo,ma anche la costituzione di un ente autonomo a cui attribuire diverse e indipendenti facolta' rispetto a chi lo ha prodotto.
Quando le immagini si raffineranno a tal punto da poter ospitare nel loro spazio, a questo punto prospettico, il loro proprio pensiero nella forma del linguaggio scritto il gioco e' fatto ed entriamo in una fase nuova: il logos, pensa l'ente stesso come la sua propria rappresentazione, e cosi' il quadro di caravaggio viene rovesciato:
A questo modo tutti gli enti possono essere utilizzati secondo una volonta che spoglia di significato tutto l'esistente, una volonta' che, per essere legittima, viene spostata in uno spazio esterno all'uomo stesso, e che risiede nel libro e nella razionalita' logica, e non piu' nelle complesse e contraddittorie spire dei processi neurologici dove non esiste vero e falso ma tutto si tiene come nello spazio del mito.
L'immagine simbolo, invece, di una attitudine di tipo Antropocentrico credo possa essereconsiderata il famoso disegno di Leonardo creato ad illustrazione del testo di Vitruvio sulle proporzioni del corpo umano nel suo trattato di architettura : un uomo ( almeno doppio anche in questo caso) in piedi, circoscritto da un cerchio e un quadrato “ l'uomo come misura di tutte le cose”. E se anche in questo caso l'immagine ci volesse dire anche qualche cosa d'altro oltre al suo significato piu' consueto? Che l'uomo non fosse che in grado diconoscere altro se non se stesso imprigionato dalle forme che il suo cervello emana, cerchio e quadrato in questo caso, e che inesorabilmente lo limitano nel suo conoscere?
Il linguaggio scritto,nelle mani di Platone, ci riduce alle ombre di se stesso, come tutto l'esistente d'altronde, e si manifesta nella sua forma piu' potente nella sua forma piu' astratta, la matematica , alla base di tutte le scienze. La rivoluzione scientifica di Galielo arriva a conclusione del grande ciclo creativo iniziato da Brunelleschi a Firenze con l'invenzione della prospettiva e si affianca all'invezione del cannocchiale.
Il cannocchiale sostituisce l'occhio umano,l'occhio dell'animale uomo, con quello di un occhio esterno che riesce a relativizzare, e quindi a potenziare enormemente, la sua visione attraverso strumenti che ci permettono di osservare a distanza le cose in modo da poterci illudere anche di amarle perche' non piu' pericolose.
Ed ancora una volta, relativizzando lo sguardo dal un punto di vista esterno a quello fisiologico, correggendolo e generalizzandolo, scorgiamo nell'esistente, fra gli altri enti un animale che ci assomiglia, l'uomo, che possiamo studiare nelle sue caratteristiche.
E se forse invece che intentare un processo di tipo antiantropocentrico, visto che forse dal centro dell' antropos ormai e' molto tempo che ci siamo allontanati, dovessimo riavvicinarsi a quella figura in lontananza per ricomprendere che non possiamo essere altro che quello che siamo e che sia stato proprio il tentare di uscire da noi stessi, il processo de-antropocentrizzazione che abbiamo messo in atto da millenni, che ci abbia posto in una posizione di illusorio privilegio di distanza dai fenomeni che, permettendoci di controllarli secondo I nostri voleri, con tutto quello che ne consegue, ci illuda anche di ipotizzare anche un possibile amore, apparentemente disinteressato, verso l'altro da se?
Non si tratta ovviamente di illudersi di un ricongiungimento con un mondo innocente pre alfabetizzato che dovrebbe riportarci ad un riavvicinamento dei vari piani di conoscenza e di esperienza verso un centro originario, ma invece la riconsiderazione dei limiti e delle caratteristiche non neutrali della conoscenza umana attraverso lo studio dei processi neurologici, potrebbe farci discendere verso un piano di esperianza in grado di, diciamo, “reantropocentizzare” I nostri comportamenti ed a riporci nel mondo come animali fra gli altri animali con le nostre caratteristiche e limiti.
Il mio gattino ( come tutti I cani ed I gatti) quando si e' visto per la prima volta riflesso in uno specchio si e' comportato come se avesse visto un altro gatto, ha giocato con la propria immagine per un po e poi, probabilmente per lassenza di troppi dati in quell'immagine ( odori, suoni etc) si e' rivolto ad altro.
Il mio gatto sicuramente non attribuisce nessun valore al mito di Narciso, ma non per questo e' antigattocentrico, e' un gatto, come potrebbe?
Nicola Verlato - New York, 2010
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